E

HOMEPAGE     IL TARON LEVENTINESE     PRONUNCIA      BIBLIOGRAFIA

 

COGNOMI DELL'ALTA LEVENTINA                                           SOPRANNOMI  

DIALETTI SVIZZEROITALIANI                                     DIALETTI DEL MONDO


Clicca  una lettera per cercare le parole che cominciano con essa:

ABCC' DEF GIJLMNOPQ R STUVZ

Éira - 1) Aiuola dell'orto. 2) Aia: s. f. spazio piano, in terra battuta o lastricato, usato per la battitura (o trebbiatura) e l'essiccamento dei cereali e di altri prodotti. Dal latino area. A Dalpe era così chiamata una piccola area all'estremità sud del villaggio, dove si trovavano almeno 30 rascane (M. Fransioli, "Dalpe" p. 108). La segale tolta dalle rascane era battuta con il fiél (correggiato) per staccare i chicchi dalle spighe. Il grano raccolto era poi liberato dalla pula con l'aiuto del vèn (e del vento) e insaccato, pronto per il mulino. V. anche rasc'èna e zéira.  - (eira)

Èiro, èiru - 1) Acido (agg.) 2) Acero. In Leventina è diffuso l'acero di monte, Acer pseudoplatanus (it.wikipedia - foto Google) (diffusione CH). Lombardo:  agru, agher. Plur. èiri. Deriva probabilmente da èiru il toponimo Neiron (< in Eiron), vicino a Ronco di Quinto (ometto l'accento sulla e non conoscendo la pronuncia locale). - (eiro, eiru)

                                                  Èiru, con gli "elicoteri" - foto Tabasio


Éndas - Endice, uovo di gesso o altro materiale che si mette(va) nel nido delle galline per "insegnare" loro a deporvi le uova. Dal latino index = indice, indicatore. Da notare che i dizionari danno "endice" come termine toscano = uovo vero o di marmo che si mette nel nido delle galline perché vi tornino a deporre le uova (Garzanti). (endas, endass).

Éndro, éndru  - Sorbo montano o farinaccio, Sorbus aria (it.wikipedia - foto Google). Plur. éndri. - (endro, endru)


 

                              Endru - Sorbus aria (sinistra settembre, destra ottobre) - foto Tabasio


Ému! - Certo, naturalmente! (esclamazione). Ancor più sottolineato: Emu franc! - (emu, emu franc)

Èn (pron. ènn), plur. ègn - Anno. Un èn = un anno, ma düi ègn = due anni - (en, enn, egn)

Epistula da Vòsc' - "Epistola di Osco": la più popolare filastrocca leventinese, a dire il vero l'unica che conosca nel nostro dialetto, ancora in auge quando ero bambino a cavallo degli anni '50-60. Fortunatamente il testo è stato annotato da Alina Borioli ("La vecchia Leventina" cit., 1926, p. 43) e ancor meglio da Oskar Keller ("Dialekttexte" cit., p. 270), che ha riprodotto con una scrittura più fedele alla pronuncia locale la recitazione di una persona di Catto (v. l'immagine sotto). Protagonista una capra salita nel bosco, cercata senza esito da vari Pedro di diverso materiale e infine trovata dal lupo, al quale chiede di poter fare testamento, lasciando le varie parti del suo corpo agli uni e agli altri. La filastrocca era interattiva perché ogni bambino cui era raccontata poteva aggiungere una strofa nella parte centrale - "i é nèç sü Pedru 't védru, cula gamba 't védru, cul curtél dét védru ... - proponendo un materiale di sua fantasia. Sempre molto apprezzato il finale, accompagnato da un cambio di voce e gesti teatrali da parte di chi raccontava: "... e i cörn in u c'üu a chi ch'é dré a scuutì!" Le altre filastrocche imparate da bambino erano tutte in "dialèt d'ingió", dalla "Ninna nanna bel pupò" alla "Crapa pelada la fa i turtèi", al "Cafè dala Pepina", che ancora ricordo e che voglio annotare, non avendola trovata da nessuna parte con questo testo (ho reperito su internet solo varianti parziali): "Uno due trè, la Pepina la fa 'l cafè, fa 'l cafè con la cioccolata, la Pepina l'è mèza mata. Mata mi, mata ti, la mè gata la vör mörì. Lassa püra che la möra, ga farem 'na cassa növa. Növa növenta ga farém 'na cassa centa. Centa centaia ga farem 'na cassa paia. Paia paion, brüta végia barbuton!" - V. anche alla voce Vòsc' -  (Epistula da Vosc', epistula da Vosch, epistula da Osch)

                                            Epistula da Vòsc' - clicca per ingrandire


Èra - Ala. - (era)

Érba - Erba. Per vari tipi di erba v. le voci seguenti. Fè érba = falciare erba da dare fresca alle mucche in stalla. - (erba)

Érba di pòr - Chelidonia, Chelidonium maius (foto Google), il cui lattice giallo era usato, anche da me da bambino, contro le verruche (pòr) (Beffa cit., non ricordo come la chiamassimo noi). - (erba di por, erba di porr)

Érba di gras - Poa annua, v. tàuzza (foto Google). - (erba di gras, erba di grass)

Érba iva, érba oliva, erba uliva, uliva - Erba iva o erba livia, achillea moscata, Achillea moschata (it.wikipedia, foto Google): "assai pregiata, favorisce la lattazione", insieme alla mutarina (v.), dice Lurati, "Terminologia" p. 114, che traduce tuttavia "bugola" (pianta dai fiori violetti o gialli, detta anche erba di San Giovanni (v. inerboristeria.com): foto Google). Raffaele Peduzzi chiama invece fió mèr (fiore amaro) l'achillea moscata, che descrive come pianta medicinale con proprietà digestive (in "Airolo" cit., p. 63). Il nome iva potrebbe venire dal latino abigere, nel senso di abortire, il che ne indicherebbe un antico uso anche come abortivo (de.wikipedia). In Valtellina è detta tanéda (v. a questa voce). V. anche alla voce Uliva. - (erba iva, fio mer)

Érba t pörc' (Fontana) o érbói (Madrano) = spinacio selvatico, Chenopodium bonus Henricus (foto Google)(Beffa cit., v. anche valadrél). - (erba t pörc', erboi) 

Érba savia - Salvia, Salvia officinalis (foto Google ). - (erba savia)

Erbèdi - Tassa di pascolazione, quota base delle spese d'alpeggio, stabilita secondo il tipo di bestiame prima del carico dell'alpe, in base all'esperienza degli anni precedenti: sempre un po' più alta del pasturésc (= spese totali d'alpeggio, suddivise tra i proprietari, v.) dell'anno precedente. Nei capitolati delle bogge è italianizzato in erbatico (Jelmini cit., Lurati "Terminologia pp. 131 e 133, Fransioli "Ordini" cit.).

Èrbru - Castagno, Castanea sativa (it.wikipedia - foto Google). Non l'ho mai sentito in Alta Leventina dove i castagni non crescono (i più alti sono "in cò du Ciòs" vicino a Cornone), salvo che da un informatore in Vicari cit. (p. 207), ma si dice nella Media. Un tempo molti abitanti dell'alta Leventina avevano castagni fino in Val Riviera, a Lodrino e Iragna (Vicari, pp. 206-207), i cui abitanti li chiamavano moncìc (moncicch), termine apparentemente spregiativo per "montanari" > SOPRANNOMI. Si usa anche in genere per albero grosso e frondoso. Èrbru = arbru = albur = albero. (erbru)

Èri, f. èria  - Rigido, irrigidito, immobilizzato, intirizzito, paralizzato, stecchito: i sém èri dal fréç = sono intirizzito dal freddo, l'éva èria dala pagüra = era paralizzata dalla paura. Si dice anche della biancheria che stesa all'aperto si congela.

Érìscia,  plur. érìsc - Fondamenta e resti diroccati di una costruzione, rudere, rovine. v. Iriscia  Lurati "Terminologia" cit. dà anche, per la Val Bedretto, ériscia = protezione in terra e muratura contro le valanghe. - (eriscia, erisc)

Èsa - Asola, occhiello. Èsa du carnàsc = l'anello in cui scorre il catenaccio, èsa du c'arnasc ad Airolo e in Val Bedretto(Beffa cit., Lurati "Terminologia" p. 163, che deriva il nome dal latino a(n)sa, REW 490) Lurati dà per la Val Bedretto anche èsa = matassa, "accia" (p146/163). - (esa)

 

ABCC' DEF GIJLMNOPQ R STUVZ