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NOTA: g sotto Stalvedro è spesso g' sopra (galina -> g'alina).
Gabàn - Cappotto, pastrano. Ital. gabbano o gabbana. - (gaban)
Gai - Germoglio, in particolare di patata. Gaiè = germogliare. "Ti sé (a)mò gnè gaió = "non sei ancora germogliato": si dice a un bambino piccolo che vuol già fare cose da grandi.
Gala - Fiocco = nodo con funzione decorativa fatto con una striscia di stoffa, un nastro e sim., che forma due o più cappi.
Galéa - Gran quantità: una galéa 't jént = una gran quantità di gente; una galéa 't bòt = un sacco di botte. - (galea)
G'aig'alina - Primula, Primula veris (it.wikipedia - foto Google) e Primula elatior (foto Google), ad Airolo (Beffa). A Madrano a volte anche l'orchide sambucina, Dactylorhiza sambucina (foto Google), nota sotto Stalvedro, al plur., come c'àuri e péuri. G'aig'alina mi sembra un singolare ricostruito sul plurale g'aig'alin = g'ai e g'alin = "galli e galline", indicante due fiori diversi della stessa famiglia, come c'auri e péuri = "capre e pecore". Ad Ambrì: sangài, v. sangàl (che è pure un singolare ricostruito).
Galina du Signor - Coccinella, Coccinella septempunctata (foto Google) e altre varietà. Così sembra ricordarsi mia mamma dopo che le ho chiesto se avesse già sentito galina t sam Pédru, trovato per Osco sull'AIS (cartina 470). Il termine non è più usato. Interessante vedere sulla cartina dell'AIS come termini analoghi siano diffusi nei vari dialetti del Nord Italia: gallina del signore, gallina della madonna, gallina di san pietro, gallina del paradiso. Beffa per Airolo non riporta niente del genere. "Gallinella del signore" è riportato anche dal grande dizionario italiano Battaglia come nome popolare della coccinella (e della rondine).
Galfion - Durona (o durone, grossa ciliegia).
Galofru - Garofano. Anche garofano selvatico (o garofano dei certosini,
o garofanino delle certose, Dianthus carthusianorum - foto Google), che si trova sui prati dell'Alta Leventina.
Galüp - Giovanotto aitante, giovanottone. Significato in italiano di galuppo: 1 uomo di fatica al seguito di soldati, servitore; poco di buono, truffatore, canaglia (Garzanti online). Il termine nel primo significato sarebbe all'origine del cognome dalpese Galeppi, che in origine era Galu(p)po (v. Stato d'anime = censimento del 1602), secondo M. Fransioli, "Dalpe", p. 153.
Gangarüzza - Esofago (tratto del tubo digerente che va dalla faringe allo stomaco), direi io. Ma il LSI ci mette anche gola, laringe, faringe e trachea (organo dell'apparato respiratorio a forma di tubo compreso fra la laringe e i bronchi). In pratica tutta la tubatura tra bocca, stomaco e polmoni.
Garnéi - Ripostiglio. Garnéi è una vera parola ripostiglio e forse è proprio questo il significato unificante. O quasi. Renato Fransioli ("Prato" cit. p. 80) dà ghernéi al plurale nel senso di granai (gharnarii negli antichi documenti) (*). Alberto Jelmini ("Quinto" cit. p. 42) lo fa invece derivare dal tedesco (antico) "gartn" = pascolo, da cui Garten, pensando al toponimo nei pressi di Deggio (un prato con un paio di stalle sotto la strada per Ronco). Franscini cit. traduce "fabbricuccia in cui si ripongono le ossa dei morti". A Dalpe è chiamato garnéi un piccolo sgabuzzino nella parte laterale della chiesa verso montagna: bisognerebbe appurare a che cosa servisse prima di diventare ripostiglio per bastoni da hockey e attrezzi dei pompieri... In dialetto di Sobrio, infine, significa sagrato della chiesa (vedi). Beffa cit. per Airolo dà g'arnei come toponimo di un luogo dove pare un tempo si giustiziassero le streghe. Un bel rompicapo! E il LSI non contribuisce granché a fare maggiore chiarezza. Alla voce Granéé dà granaio, locale o mobile in cui si conservano il grano o altri prodotti agricoli e derrate alimentari. In questo senso dà però solo garnèi per Bodio e granéi per il circondario di Faido. Niente per l'alta valle. Alla voce Carnéé il LSI dà quali significati principali deposito di carni e anche luogo di sepoltura comune, ossario, significati che sono anche dell'italiano Carnaio (v. "Grande dizionario" Battaglia). Alla stessa voce dà garnéi solo per i circ. di Faido e Giornico. E aggiunge che a Chironico è sia camera mortuaria, sia luogo disordinato, pieno di cianfrusaglie. A Rossura è invece luogo, locale freddo e a Sobrio sagrato. Il VSI non aggiunge nulla di chiarificante. Nemmeno la mamma, mia massima autorità in fatto di dialetto che consulto in caso di dubbi, mi sa dare una risposta, ma dice che garnéi le suggerisce l'idea di un ripostiglio. E ripostiglio potrebbe unificare in parte i vari concetti: locale di casa per ogni cianfrusaglia dove si può anche conservare il grano o la carne in salamoia, locale della chiesa dove forse si conservavano le vecchie ossa tolte dalle tombe del cimitero oppure il grano per i poveri, quando questo era ancora nelle immediate vicinanze ( i cimiteri fuori paese sono costruzioni piuttosto recenti). (*) Fransioli precisa che "se ne vedeva uno addossato alla chiesa di San Giorgio, demolito nel 1950 in occasione dei restauri del campanile, ultimamente usato per deporvi oggetti della chiesa e del cimitero, ma che un tempo poteva forse essere il luogo di conservazione delle granaglie della calonica dei poveri". In una nota (p. 122) precisa: "Nel vocabolo 'ghernéi' sono contenuti e si sovrappongono i significati di granaio e di governare ('guernè' o 'guarnè') nel senso di 'custodire', 'conservare'". - (garnei, ghernei)
Garnéi della chiesa di Dalpe, ingresso a destra - foto Tabasio
Gartégn - Cancello. Airolo g'artégn. Per la Val Bedretto Lurati "Terminologia" cit. dà g'artegn = recinto, appezzamento cintato, che altrove si chiama ciòs (v.). Bontà cit. si oppone a chi lo fa derivare dal tedesco Gatter (recinto, steccato) e lo fa derivare dal latino cratis = graticcio (qualsiasi struttura di canne, vimini o sim., intrecciati tra loro e disposti parallelamente su un telaio).- (gartegn, g'artegn)
Gàspar - Scaracchio (non solo lev. come il sinonimo smargài) - (gaspar, smargai)
Géira - Ghiaia. Ad Airolo Beffa cit. distingue tra géra = ghiaia e géira = terreno sassoso e sabbioso di solito in riva al fiume. A Dalpe, in Val Piumogna, su una vecchia cartina del 1909 trovo scritto "Prati Geira" dove ci sono oggi gli stabili dell'omonimo alpe di Geira, mentre il piano degli odierni "stalloni" di Piumogna, un tempo soggetto alle inondazioni del torrente, è indicato in una vecchia cartina come "La Gera". Ignoro se a Dalpe géira e géra siano due termini distinti, a Quinto non mi risulta. - (Geira, Gera)
Gérbat (plur. gìrbat) - Terreno magro, incolto, improduttivo, inselvatichito. In italiano gerbido agg. = incolto, brullo e sost. = baraggia, terreno argilloso e compatto pressoché sterile (Zingarelli). (gerbat, girbat)
Gèscia, jèscia - Ghiaccio. Géscia o jéscia a Dalpe. Ad Airolo: G'asc, g'ascia. - (gescia, jescia, sgescia)
Gèscei, géscéi, jèscéi - Ghiacciaio. Ad Airolo G'ascéi. A Dalpe jéscéi, e jéscéröu = piccolo ghiacciaio, nevaio. Lo storico dalpese Mario Fransioli fa notare (Dalpe cit.) quanto sia ridicolo il toponimo "Passo di Ghiacciaione", tra le capanne del campo Tencia e di Sponda, non essendoci mai stato in zona ultimamente più di un piccolo nevaio. - (jescei sgescei, gescei, sgesceröu)
Gèscion, jèscion - Strato di ghiaccio e neve pressata che si forma sulle strade d'inverno. Airolo: g'ascion.
Ghèija - Ghiandaia, Garrulus glandarius (it.wikipedia - foto Google - scheda caccia-ti). Airolo: g'èija. Corrisponde all'italiano "gazza", che però è Pica pica (it.wikipedia). - (gheija, gheisgia)
Ghèisc - Bosco protettore, bosco protetto. Airolo g'èisc (Beffa cit.), Val Bedretto g'éisc (Lurati, "Terminologia", pp 78, 165). Dal longobardo gahagi = luogo, bosco recintato (DTS, v. anche Cüijögna), latinizzato in gadium o gazium. Sembra essere sinonimo di fàura (v.): "gazium predictum seu fabula", si legge in uno scritto del 1486 (MDT p. 2661), "gagio cioe faura" in uno del 1450 copiato in volgare nel 1641 (MDT p. 1612). Anche Mario Fransioli "Ordini" cit. lo dà come tale: v. Gaggio nel suo Glossario. Il termine si trova in alcuni toponimi nella regione di Airolo e Val Bedretto: u g'èisc sora Frasnè, u g'èisc da Vila, l'òut du g'èijon (Beffa cit.). Nel comune di Quinto trovo sulla cartina 1:25'000 un Gaggio (Ghèisc in dialetto) sopra Cassin d'Int e sopra Ambrì Sotto addirittura una Faura del Gaggio, al di sopra della quale figura un Gaggetto (Ghèijét in dialetto), da cui dovrebbe venire la denominazione Patriziato del Gaggetto nella sunnominata frazione (Maggi cit. p. 79). Stessa origine per i vari Gaggio e Gaggiolo ticinesi o per il Gazzo Veronese, probabilmente anche per il Ghèsar sopra Mascengo, secondo Renato Fransioli ("Prato Leventina" cit., p. 70), il che mi fa pensare anche al Gesero nel Bellinzonese, che Carlo Salvioni faceva derivare da gesa = chiesa (v. Plinio Grossi, "Va sentiero", 1987, p. 83). Ci sarebbe anche in italiano la parola gazzo = zona bandita, riserva (trovo su internet ma non sui dizionari). In tedesco è rimasto Gehege = riserva (di caccia), recinto.- (gheisc, geijet)
Ghèna - Ganda, pietraia. Airolo: g'èna . Italianizzato in "ganna" o "gana" nei toponimi. Dal prelatino *ganda: RNB, II, p. 159; REW 3670. - (ghena)
Ghèna sotto il Pizzo Lambro - foto Tabasio
Ghèrz - Vigore, energia, brio, vivacità. "Dèi da gherz" = andarci con vigore. Airolo: g'erz - (gherz)
Ghèt - Gatto. Airolo: g'at, che è anche soprannome degli abitanti di Valle. Ghèt bisson, v. bisson. In ghèton (avv.) = gattoni, carponi. Beffa per Airolo dà nè da g'aton = andare carponi. - (ghet, g'att).
Ghèta - Bruco, larva di farfalla (it.wikipedia). A Dalpe bigàta, ad Airolo g'ata. (gheta, bigata)
Ghètöi (plur.) - Spazi nelle stalle tra i muri laterali, i correntini (scamoi) e il tetto, in cui può facilmente passare un gatto (ghèt). Forse anche le feritoie verticali delle stalle in muratura per lasciar respirare il fieno: mia mamma dice che le chiamava così una mia prozia che abitava con noi, cresciuta a Catto e poi a Dalpe (v. anche fièdiröu). Beffa dà g'atöi per Airolo e g'atéi per Fontana ma solo per indicare gli spazi tra la scéncia - trave che poggia longitudinalmente sul muro - e il tetto, "passaggi oltremodo facili per i gatti che il contadino tiene in stalla". Anche a Sobrio, secondo Giandeini cit., gatéi = vano fra due scamùi = scamoi (v.). Il LSI dà solo quest'ultima accezione, più gatéi (sing.) = abbaìno per Faido e gatòia = gattaiola (buco fatto nella parte bassa delle porte, perché vi possa passare un gatto) per S. Abbondio.
Ghètöi, G'atöi - Foto Tabasio
Ghètöi?
Ghètöija (in) - In calore. Si dice propriamente del gatto (ghèt), ma per estensione anche di persona in amore. Airolo: g'atöisc, g'atöija- (ghet, ghetöija, ghetöisgia)
Ghéz - Ramarro, Lacerta viridis (it.wikipedia - foto Google).
Penso sia termine importato, è infatti sud-ticinese e anche norditaliano. Lo dà però anche Franscini. L'AIS (cartina 450) per Osco
dà lusert plur. lusirt. Beffa per Airolo dà lüserta , plur. lüsìrt, e lèpra + lapra, quale nome generico per lucertola. Il LSI dà drös = ramarro, come termine leventinese. Io non l'ho mai sentito. Ghéz verrebbe dal latino Aegyptius = egiziano > scuro, nero (Dizionario.org). Strano, visto che è verde! Non ho mai sentito usare ghez in Leventina con connotazioni sessuali ("fa na 'l ghez" ecc., v. LSI). - (ghez, ghezz)
Già - Già, come in italiano, con valore affermativo o esclamativo, nel senso di "è ovvio, naturalmente, chiaro", posto dopo sé (sì), ö, o al termine di una frase. Altrimenti, per indicare una azione avvenuta, già è jè. A Dalpe, tuttavia, mi pare di ricordare che invece di "ö già", indicante incredulità, i compagni di scuola dicessero "ö jè".
Giaudìa - Itterizia. - (giaudia)
Giàut - Giallo. - (giaut)
Gianéta - Bastone da passeggio con manico ricurvo. Airolo: gianèta . Beffa op. cit. lo mette in relazione con lo spagnolo jineta. C'è anche l'italiano giannetta = bastone da passeggio di canna d'India. A Dalpe dicono schèija. - (gianeta)
Giaudìa - Itterizia - (giaudia)
Giàut - Giallo - (giaut)
Giòpa - piantina cespugliosa: giòp di scistroi (piantine di mirtilli), ma anche giòp di pom (patate). A Dalpe bròpa (Vicari cit. p. 289). A Biasca jópa (sgiópa) indica il rododendro (Strozzi). - (giopa, giop, bropa, brop)
Giòva - Temperino, coltellino tascabile a serramanico, coltellino svizzero. Un termine di solito ritenuto tipico di Airolo, il primo che gli airolesi citano come esempio delle loro particolarità dialettali. Ma lo riportava già Stefano Franscini nel suo dizionarietto (del 1825 circa) centrato sul dialetto della Bassa Leventina, v. op. cit. E il LSI lo dà anche per Quinto, Osco e Bellinzona. - (giova)
Gipin , plur. gipìt - Tipo di camicetta dei tempi in cui le donne ancora non portavano le mutande, secondo la spiegazione di una cugina di Deggio. Beffa cit. traduce corsetto, blusa.
Gipon, pl. gipói - Giacca da uomo (it. giubba?). Termine di Airolo, corrispondente a zac (v.) sotto Stalvedro. Beffa cit. indica che Gipói è soprannome di famiglie benestanti come i Pedrini di Nante. Anche un ramo di Dotta di Fontana ha lo stesso soprannome. Beffa dà anche gipa = giacca, pellegrina, gipin = corpetto, blusa, e gipunin = giubboncino (maglietta di lana che si metteva una volta sotto la camicia d'inverno). - (gipon, gipoi, giponin)
Gira - Ghiro, Glis glis (foto Google). Plur. gir.
Giübina - Straripamento, caduta di sassi, frana: la parola, di cui posso soltanto presumere il significato, forse sinonimo almeno parziale di büzza, è rimasta solo in alcuni toponimi, al plurale: Giübin (< Giübinn), italianizzato a volte sulle cartine in Giubine, indicanti zone ricoperte di sassi ma non vere e proprie pietraie, che si dicono ghèn o g'èn. Fè giübina: straripare, a seguito di piogge torrenziali, di un corso d'acqua lungo un pendio, cospargendolo di sabbia, terra e pietrame, dice Mario Fransioli, "Il Vicinato di Airolo" cit., p. 102. Negli "Ordini di Airolo" del 1788 ivi riportati, cap. 21, si parla di "distaccamento di pezzo di scoglio o di grossa giubina in tempo di dirottissima pioggia o di spaventoso temporale". Beffa cit. non riporta questa parola. Ai piedi del massiccio del Campo Tencia c'è una Löita delle giubine (foto sotto) che è più sassi di erba e che meriterebbe dunque di essere chiamata ghèna (pietraia, v.) più che löita (v.). Forse il nome le è stato dato quando c'erano meno sassi caduti dalla montagna soprastante. Sulle cartine si trovano anche le Gane di giubine (dial. G'èn di giübin), sotto la Fibbia, in territorio di Airolo, la Costa di giübin nella regione di Piora e altri toponimi simili, in generale ai piedi di montagne. Sembra divergere da questo senso il pizzo chiamato Giübin, sempre in territorio di Airolo, che però è oggi pronunciato con la n nasale e non -nn (come Cassin, da Cassinn = cascine). Il nome riprende tuttavia il significato noto quando si considera il sottostante Dartü di Giübin , un "imbuto" (dartü) dove suppongo cadano o cadessero a valle parecchi sassi. In testi di geologia e mineralogia Giübin è peraltro chiamato in italiano Pizzo Giubine. Petrini op.cit. dà per Blenio giübina = frana di pezzi minuti, terreno sassoso, alluvionale, congerie di massi, origine sconosciuta: sensi che calzano perfettamente anche ai toponimi leventinesi. Anche il LSI ne fa un termine quasi esclusivamente bleniese con gli stessi significati, più quello di pietrisco che si rastrella dei prati. ETIMOLOGIA (AMATORIALE): Alberto Jelmini in "Quinto" cit. fa derivare Giübin dal
lat. iuba = criniera (e anche cresta di gallo, pennacchio e altre cose
meno pertinenti), ma penso sia fuori strada, in base a quanto detto sopra. Stimolante la tesi di Ottavio Lurati ("In Lombardia..." cit., pp.45-46) che mette in relazione giübina con giovedì (jöbia in Alta Leventina, giöbia altrove), "giorno della tregenda delle streghe". Scrive Lurati: "giovedì, giovia, jovia: zona di convegno delle streghe nei giorni di giovedì; poi zona in cui le streghe provocavano alluvioni e straripamenti (...). Quella della strega che provocava danni non era un'idea rara: non a caso lo spagnolo bruja equivale a 'strega' e a 'temporale scatenato'". L'ipotesi di una relazione giöbia / Giubiana (nome di una strega) / giübina potrebbe non essere così campata in aria se pensiamo anche alla voce locale dragon
(v.). In
entrambi i casi lo scatenarsi degli elementi sarebbe stato attribuito
dalle credenze popolari a forze demoniache. Altra voce mitico-meteorologica: curéija du drèisc (v.). Per Lurati (ibid. p. 45), nello stesso filone sopra indicato va messo il toponimo Giubiasco (un tempo certo soggetto alle alluvioni dalla Val Morobbia). In un successivo articolo su un giornale che non ricordo, mi pare che l'estroso linguista vi includesse anche Biasca, altro luogo soggetto a "buzze". Aggiungerei allora subito Biaschina, con i suoi macigni caduti dalla montagna, e magari anche Bignasco in Valle Maggia, dove le buzze o "giubine" dovevano pure essere ricorrenti. Inutile dire che di queste ipotesi non si trova traccia nel DTS.
Löita delle giubine dietro la capanna del Campo Tencia - foto Tabasio
Giugiu - Maggiolino, melolonta, ad Airolo, nome scientifico Melolontha melolontha (foto Google), "ricercato coleottero, almeno per i ragazzi che ne facevano raccolta", scrive Beffa cit. Da notare che non si tratta di quello che è comunemente chiamato oggi magiolino in Leventina: quest'ultimo è infatti più piccolo, abbonda nei prati d'estate e corrisponde al tedesco "(kleiner) Julikäfer" (nome scientifico: Anomala dubia - foto Google). V. anche alla voce Végia d'Anzoni.
Giünöç - Ginocchio. Airolo e Val Bedretto (e Dalpe?): ginöç.
Giurnadèn (a) - A giornata. Nè a giurnadèn = andare a lavorare a giornata. Lo facevano un tempo i contadini troppo poveri per poter vivere solo della propria "azienda". Airolo: nè a giurnèda. A. Borioli scrive a giurnadègn. - (a giurnaden, a giurnadegn, a giurneda)
Giüs - Colaticcio (anche: pissöisc, pissina), trasportato con la bonza (carro-botte) per essere sparso nei prati
Gnè, gnènc'a - Né, neanche, neppure.
Gnif - Nivo, frazione di Chironico (ad Airolo, v. Beffa op. cit.), altrove si dice Nìu - (Niu)
Gnö (o ignö) - Costì (vicino a chi ascolta), lì (vicino a chi parla e a chi ascolta); se è lontano si dice lè = là; c'è anche l'intermedio lè gnö, o lè lè gnö). In Val Bedretto e ad Airolo dicono ö e iö.
Gnola - Moccio. Gnolon = moccioso, anche nel senso di ragazzino che si dà arie da grande o di adulto che fa o dice bambinate. Corrisponde al ticinese narigiàt. - (narigiatt)
Gobét, gubét - Vilucchio bianco, vilucchione o convolvolo delle siepi, Convolvulus sepium o calysegia sepium (it.wikipedia - foto Google).
Pianta erbacea rampicante con fiorellini imbutiformi bianchi o
leggermente rosati ("campanelle"), che cresce in luoghi incolti e
umidi. Proprietà purgative. (gobet, gobett, gubet, gubett)
Gora - 1) Gola, in senso anatomico e geografico. Tirè gora = desiderare molto (un alimento, un oggetto); 2) Valletta ripida. Dimin. gurìn. In questo senso, mai sentito personalmente, lo dà Beffa cit. per Airolo. Ho trovato tuttavia su una cartina una "Gora di löita bella" nel ripido bosco al confine tra Prato e Dalpe. - (gurin)
Gormàn - Goloso (a Dalpe secondo il LSI, a me pare di aver già sentito gormant o gurmant, il femminile è in ogni caso gormanda o gurmanda). A Madrano gurmàn (Beffa op. cit.). Dal francese gourmand. Moltissimi i dalpesi emigrati in Francia e diversi i francesismi introdotti nel dialetto. - (gorman, gurman)
Gotè, gutè - Gocciolare, sgocciolare. Da gota = goccia. U gota = gocciola, sgocciola (3a pers. sing. indef.).
Gotisnè, gutisnè - Piovigginare. V. anche bavéijè.
Gòut - Godere, mangiare qualcosa di buono: gòut un salam - (gout)
Gramarzé (z = ts) - Grazie tante, molte grazie.
Non più usato. "Sfuggito" alla mamma, che pensa derivi dal francese
"(un) grand merci". Più verosimilmente corrisponde all'italiano
antico (si trova anche nel Boccaccio) "gran mercé" o "gran merzé". V.
vocabolario Treccani: "mercé (ant. merzé) s. f. [troncamento di mercede]. (...) ant. Formula di ringraziamento, equivalente a «grazie» (spesso preceduto da gran, con sign. quindi analogo a «molte grazie»): «Gran mercé», disse, «che insegnato m’hai» (Pulci) (= Luigi Pulci, poeta, 1432-1484, ndr)." Per "gran merzé" v. molti esempi in Google Libri.
Gramastant - Appena appena, a malapena, scarsamente, a stento, a fatica: "ii rüi gramastant" = ce la faccio a stento" (mamma). Il LSI dà "a gramastand" = a stento, a fatica (Bedretto).
Granéijè - nevischiare, nevicare a fiocchi leggeri e poco fitti. V. anche gréna - (granejè, graneisgè)
Gras - Terreno o recinto all'aperto, per lo più fangoso e infestato da romici, dove il bestiame si riunisce vicino alla cascina dell'alpe, dicono Jelmini e Beffa cit., che ne fanno un sinonimo di stèbi (v.). Lurati, nella "Terminologia" della Val Bedretto, dà invece gras = pascolo vicino allo stabbio, ingrassato dalla mandra (p. 165) e lo definisce "la pastura migliore", perché ingrassata dal bestiame che la sera vi si raccoglie per passarvi la notte all'adiaccio. Gli alpigiani - continua Lurati - spiegano che le vacche che brucano nel gras fanno più latte. Quando ero ragazzino, mi pare che si chiamasse "I gras" il pascolo appena sopra Cassin di Deggio, corrispondente piuttosto alla definizione di Lurati. - (grass)
Gras, lavàz, büi, barc - da Sentierinatura.it
Gravaron - Mirtillo rosso, Vaccinium vitis-idaea (it.wikipedia - foto Google): simile al mirtillo comune ma rosso e aspro. Plur.: gravarói. Beffa dà per Airolo gravaron t l'orz e gravaron du lüf (Fontana) = uva orsina, Arctostaphylos uva-ursi (it.wikipedia - foto Google ), con bacche pure rosse, non commestibili, dure e insipide secondo Beffa, commestibili ma non molto gradevoli secondo altre fonti su internet > fungoceva.it - naturestore.it . - (gravaroi)
Gravaroi - foto Tabasio
Graz - Grappolo.
Grèi - Po'. Un grèi = un po'. Un grèinìn = un pochino. Probabilmente deriva da grèi, plurale di gran: da quèi grèi = alcuni grani = un po' si è arrivati a un grèi perdendo il senso originario. - (grei, greinin)
Gréna - 1) Nevicare leggero, nevischio. 2) Leggera nevicata, spolverata di neve. 3) A Dalpe = freddo, secondo il LSI. 4) Ad Airolo (oltre che leggera nevicata) = vento da sud-est apportatore di pioggia; inoltre: gréna da süç = brezza di valle, vento leggero che si alza nella tarda mattinata e cede in serata (Beffa). V. anche Granéijè e Grénós. Beffa dà gréna anche nel senso di dorso del piede (v. Grèt). Il RNB (vol. 2, p. 715) accosta il toponimo Greina, che i romanci pronunciano Gràina, al "greina" della Valle Anzasca = "nebbia folta che copre i monti" e ai vari "grena" e "crena" ticinesi, leggo sul Dicziunari_Rumantsch_Grischun (vol 7, p. 784). Questo dà il termine surslvano Grein = montagna, cima di montagna e anche nevaio (Firn), ma parla di "origine controversa" per i toponimi Greina, Alp Grein e Fuorcla Grein. - (grena)
Grénós - "Nevischioso", ma anche brumoso, leggermente nebbioso, come se dovesse presto nevicare. A casa mia dicono l'é grenós anche a cielo completamente azzurro, ma un po' velato da nebbiolina; non so se sia accezione dovuta al solito pessimismo di famiglia... A Dalpe grenós = freddo, umido (di tempo) secondo il LSI, che per Airolo dà anche ventoso, apportatore di nevischio (confermato da Beffa cit.). (grenos, grenoss)
Grèt (sost. f.) - Dorso del piede e parte corrispondente della calza. Info: cugina di Deggio. Femminile: la grèt. Sul LSI non lo trovo, Beffa cit. per Airolo dà gréna: vés àut da gréna = avere il dorso del piede pronunciato.
Gréu - Pesante . F. gréva. Plur. gréu. Ad Airolo: gréf, gréva (corrisponde all'it.: greve) - (greu, gref)
Gribi - Gribbio, "monte" di Chironico, un tempo villaggio abitato tutto l'anno, oggi solo d'estate. Il soprannome degli abitanti pare fosse striói = stregoni. -> GRIBBIO
Grin - Grillo, Gryllus campestris (it.wikipedia - foto Google). Invariato al plurale, che secondo mia mamma non è grit come logica vorrebbe. Beffa cit. dà grigrì per Airolo.
Grol - Ruvido, scabroso, rugoso: si dice di forma di formaggio la cui pasta non ha raggiunto la giusta consistenza e anche di cibo non abbastanza cotto (Vicari p. 296-97). Mia mamma traduce "granuloso", "grumoso", riferito anche alla polenta non ben cotta. Lurati-Pinana traducono, per la Verzasca, "che si sbriciola, che non ha coesione". Il LSI dà "gommoso" per Dalpe e parecchi altri significati per il resto del Ticino. Giandeini cit. dà "non cotto", con un esempio riferito alle patate: pom a mò grol. Nello stesso senso Beffa cit. per Airolo dà gròll, detto di cibo non abbastanza cotto. - (grol, groll)
Grös (m. sing. e plur.) - Grosso. F. gròssa, f. plur gròs. - (grossa)
Gròta - Grotta. Menziono questa parola non certo tipicamente leventinese (v. sprüi) per annotare due toponomi dalpesi che avevano stimolato la mia fantasia di ragazzino. 1) Gròta di cristài = grotta dei cristalli: fessura ai piedi della parete nord del Pizzo Forno; salendo sulla destra dal ponte di Geira si trova poco a destra dell'ultima "lüinéta". Sfruttata quando io non ero ancora nato, oggi vi si trova solo qualche scheggia di cristallo di quarzo. 2) Gròt di péghèi = grotte dei pagani: sono due caverne - la più piccola quasi completamente occupata da un macigno - situate sulla sinistra della Piumogna nella profonda gola delle cascate verso Faido, una ventina di metri sopra il torrente. Si raggiungono scendendo dal vecchio sentiero di Schéija, svoltando a destra poco dopo l'ultima scaletta metallica e seguendo una cengia sotto la parete rocciosa. Non le ho mai viste menzionate negli studi sui cosiddetti "pagani" dell'alto Ticino e non so perché si chiamino così. Può essere interessante qui ricordare la nota leggenda dei nani ambientata a Dalpe. Secondo la versione propagata da Giuseppe Zoppi (1928, riprodotta in AA. VV. "Il Meraviglioso", vol. 4, 1993, pp. 208-213) e da Virgilio Chiesa ("L'anima del villaggio", 1934, pp. 215-216) si tratta appunto di nani, "geni o spiriti dell'acqua", alla fine fatti precipitare nella gola della Piumogna con uno stratagemma da San Carlo Borromeo (1538-1584). In un'altra versione riferita da Chiesa ("Latteria luganese 1920-1970", 1970, pp. 29-31) e definita "leggenda genuina, narrata dai vecchi di Dalpe", si parla tuttavia di "zingari, spavaldi e trucolenti, che soggiornavano in una grotta del contorno". I famosi "péghèi"? Anche qui è San Carlo, "il quale aveva gli zingari in concetto di stregoni", a farli perire nel burrone. Coincidenza: sporgendosi oggi sul ciglio del dirupo da dove, nella versione Zoppi, i nani precipitarono, si possono vedere in fondo le famose "grotte dei pagani" ... V. anche alle voci crama e cröisc. (grota)
Gròt di péghèi, la grotta maggiore - foto Tabasio
Gudron - Catrame. Carta gudronèda = carta catramata (fr. goudron).
Guéi - Tinozza di legno fatta a doghe, un tempo. Successivamente anche grosso catino di metallo, con due manici, almeno nella famiglia di mia mamma, che usa talvolta la parola anche per gli odierni catini di plastica per la biancheria. (guei)
Gughéta - Mangiata, festeggiamento con mangiata, nell'espressione fè gughéta. - (gugheta)
Guignì - Guaire, squittire (animali), frignare (bambini piccoli). Còlto a Deggio.
Gümè (fò) - Trasudare, secernere, lasciar uscire del liquido (acqua, linfa, umori). Beffa per Airolo dà gümè fò = sbucare, comparire. È solo recente e d'importazione il senso figurato di gümè = godere (fisicamente o mentalmente).
Gurdìna - Fune di fili metallici intrecciati. Diminutivo di gorda = corda. - (gurdina)
Gutisnè - Piovigginare. V. anche bavéijè.