HOMEPAGE IL TARON LEVENTINESE PRONUNCIA BIBLIOGRAFIA
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Rabaton - Nell'espressione a rabaton da so = in pieno sole, sotto un sole a picco.
Rabél - Quantità, mucchio - (rabel, rabell)
Rabòt - Pialla con lama dentellata usata per rendere ruvide le superfici da incollare. Attrezzo da falegname, non più usato. Rabotè = piallare con il rabòt.
Rabütè - Spintonare, strattonare.
Racoltè, racoutè - Riunire il bestiame.
Radasì - Secondo fieno (latino volg.: recidivus) - (radasi).
Radè, radèi - Rendere (nel lavoro), lavorare in fretta, fruttare, dare buoni risultati: "i(i) rédi mia" = "non rendo". Si dice anche di neve che cade abbondantemente, che "rende", nel senso che lo spessore aumenta rapidamente.
Radìs dolza - Felce dolce, Polypodium vulgare (it.wikipedia - foto Google) , il cui rizoma ha sapore di liquirizia. Ad Airolo (Beffa cit.). - (radis dolza, radiss dolza)
Radòsta - Caldo che brucia, forte calore che si sente accanto al fuoco. Ciapàn 'na radòsta = prendersi una bella scottata. - (radosta)
Radrìz - Disordine, confusione, casino, disastro - (radriz, radrizz)
Radüu - Portare qualcosa in un luogo: "i ho radüç scè quèi legn". Airolo: radüf. Radüas a c'è = tornare a casa (senso ironico)
Rafirè - 1) Rifilare (tagliare a filo i bordi): rafirè un as = rifilare un'asse; 2) Economizzare, risparmiare: "um toca rafiràla" = "mi tocca risparmiare"; "u pan inc'öu i l'am rafiró" = "il pane oggi lo abbiamo scarso".
Rafisiàs, rafisiàssan
- Darsi la pena, la briga (vincendo la pigrizia), trovare l'energia: "us rafisia gnè piü
da fas la bèrba". - (rafisias, rafisiass, rafisiassan, rafisiasan)
Ragauzzè - Mettere a posto, in ordine, riassettare, sistemare; radunare, tenere assieme il bestiame. - (ragauzè)
Raghè - 1) (intr.) Crollare, stramazzare (detto di albero o anche persona, ubriaca o molto stanca); 2) (trans.) Sradicare, abbattere (albero), fig. stendere (di persona o animale, con un pugno o un colpo d'arma da fuoco). Airolo: raè. Dal latino eradicare = sradicare?
Raghèda - Porzione di bosco sradicata, in genere da una valanga. Anche toponimo.
Raguài - Disordine, confusione, casino, disastro: "O che raguai che raguai", diceva quasi come interiezione una mia zia dalpese, ma il LSI dà curiosamente rüguai per Dalpe, indicando che vuol dire anche grande quantità". Ad Airolo è sinonimo di cusciadó, termine che indicava un tempo gli addetti alla manutenzione invernale della strada del passo del S. Gottardo, incaricati di tenerla aperta (v. Beffa cit.)- (raguai)
Ramf, ranf - Crampo, spasmo (contrazione involontaria e anomala di un muscolo, che può accompagnarsi a dolore acuto)
Ramöiè - Mostrare segni segni di doglie da parto (Dalpe). "Andrea lo usava per indicare la bovina che mostrava segni di doglie da parto", mi scrive Marco Viglezio, riferendosi a un compianto contadino dalpese e interpretando il termine come sinonimo di trapéijè, tripéijè (v.). Beffa dà però l'airolese ramöè = ingrossare della mammella della mucca prima del parto. Da approfondire.
Ramòl - Disgelo. Ramolè, ramulè = sgelare. - (ramol, ramoll)
Rampàl - Raffio, rampone o arpione per tronchi: lunga pertica, munita di punta e gancio di metallo usata un tempo per manovrare i tronchi durante la fluitazione sui fiumi, Piumogna compresa: Mario Fransioli dice di averlo ancora impiegato quattordicenne (ossia el 1946) sotto Dalpe: "L'ultima fluitazione", in "Dalpe" cit., p. 248. Beffa per Airolo parla di due uncini, e dice che era di solito proprietà del vicinato e che serviva anche a strappare le scandole dai tetti. Termine usato anche altrove, v. disegno in Abele Sandrini, in "Boschi, boscaioli e fili a sbalzo, Dadò, Locarno, 1985, p. 44.
Rampè - Acchiappare. "S'it rampi tii ciàpat" = "Se ti acchiappo le prendi".
Rampìn - Uncino - (rampin)
Ramüghè - Ruminare. Sull'AIS (cartina 1061) ho letto ramügè per Osco e Chironico, ma forse - per Osco perlomeno - mi sono perso qualche segno diacritico sulla g. Ad Airolo e Val Bedretto maréijè (v).
Ranghinadó - Macchina a rastrelli multipli per spandere (spandiè) e ammucchiare il fieno (fè curéisc, mücè), che verso la fine degli anni '60 aveva sosituito in parte forchette e rastrelli. Pensavo fosse un termine neodialettale, invece scopro ora che si dice ranghinatore anche in italiano. - (ranghinado)
Ranghinado' - foto Tabasio
Ranghìt - Bloccato, rigido, rattrappito, con le membra come anchilosate, dicono in casa mia. Rigido, dolorante nella schiena e negli arti, dice Beffa cit., che dà anche ranghìda = blocco parziale delle articolazioni
Rangugnè - Lamentarsi, brontolare, lagnarsi.
Rantanè - Rantolare, respirare affannosamente.
Ràntic - Criticone, rompiscatole - (rantic)
Raoutàs - Rivoltarsi, ribellarsi - (raoutas)
Rapèr - Riparo, in particolare quello antivalanga - (raper)
Rapiàs (pron. rapi-ass) - Rimettersi in sesto, riprendersi (da malattia o stanchezza), guarire.
Rapitri - Mio fratello lo usa in senso scherzoso "pert i rapitri" per dire "perdere i pezzi". La mamma intende invece il termine in senso morale, di "problemi" o qualcosa di simile, ma non mi sa dare una traduzione precisa. Sul LSI non l'ho trovato.
Rasantè - Risciacquare. Dal latino recentare, da recens = recente, fresco. Rasantèda = risciacquata (sost.) - (rasanteda)
Rasc'èna (plur. rasc'èi) - "Rascana": essiccatoio per i covoni di segale, costituito da due pertiche verticali infisse nel terreno con una serie di buchi in cui erano infilate stanghe trasversali. Quando ero bambino (fine anni '50) ce n'erano ancora un paio in un prato fra Dalpe e Cornone. Un tempo ce n'erano parecchie sotto il paese di Dalpe: v. foto su M. fransioli, "Dalpe" pp. 107-109. Il LSI dà anche il verbo rasc'anè = caricare la rascana. (rasc'ena, raschiena)
Rasciüì - Riuscire (LSI, Beffa). A casa nostra ho sempre sentito pronunciare rasfì dalla mamma e pensavo fosse una variante locale, di Ambrì o di Deggio. Interpellata, la genitrice mi ha tuttavia confermato che è corretto rasciüì (anche se mi pare che lei pronunci sempre rasfì!): "In rasfissi mia" = "non ci riesco".
Rasè (plur. raséi) - Trave che poggia sul muro esterno, parallela al crümanè (v.) e al piciurè . Così le chiamava mio zio di Ambrì e così indica Jelmini in "Glossario" cit. Termine più recente sembra essere radìs. Ad Airolo questa trave si chiama scéncia (Beffa cit., che dà pure il sinonimo più recente radìs).- (rasei, radis, scencia)
Rasè - foto Tabasio
Rasfì - V. Rasciüì.
Rasì - Vibrare, risuonare, rimbombare (LSI per Quinto e Airolo). Lo danno anche Beffa cit. per Airolo e Vicari cit. (p. 218) per Quinto.
Rasiè - Seccare, irritare, aizzare, provocare. Rasìa (masc.), rasiàt = provocatore, piantagrane, rompiscatole, attaccabrighe, persona che trova sempre da ridire su tutto (non solo lev., anche milanese: resiatt). Secondo Lurati "Dialetto" cit. (p. 56) rasìa verrebbe da haeresia = eresia e rasiè da haereticare = ereticare, professare dottrine eretiche. - (rasia, rasiat. rasiatt)
Rasiròra - Attaccamani o attaccaveste, Galium aparine (it.wikipedia - foto Google), indica Beffa. Pianta del genere Galium a cui appartiene anche il caglio, inconfondibile al tatto a causa dei peli ruvidi simili a uncini che la rivestono in tutte le parti, precisa Wikipedia. Detta tacarèla in non so quale dialetto. Il LSI dà per Quinto raseròra (ma a me pare di aver già sentito rasiròra) e per Dalpe risiròra, aggiungendo che il nome designava diverse erbe infestanti dei campi che si attaccano allo stelo dei cereali. Baer cit. dà pure rasiròra per l'alta Blenio, e la chiama bardana - che però mi sembra tutt'altra pianta, l'Arctium lappa (foto Google), se ha ragione Wikipedia - malerba della segale che si attacca alla pianta: il nome - aggiunge - viene da rèsa = resina. - (rasirora, tacarela)
Rasiròra (?) - foto Tabasio
Raslè - Rastrellare. Anche rastélè . Raslon, rastélon = grande rastrello metallico utilizzato per ripulire il prato di fino quando si carica il fieno sul carro.- (rastelè)
Raslon, rastélon - foto Tabasio
Rassiè - Segare (la legna) con la réssia (sega) -
Rassiöisc - Segatura (anche rassiadüsc)
Ravanè - Disgustare, nauserare, stomacare (di cibo): u ravèna = disgusta. Il LSI lo dà solo per Airolo ma lo dice anche la mamma, riferito per esempio a dolci troppo dolci. Beffa cit. per Airolo dà anche ravanéuru = ripugnante, stomachevole, ravènamént = nausea e ravanó = disgustato.
Ravéi - Cassone di legno per le patate, in cantina. La mamma dice che la sua famiglia ne aveva tre: uno per le patate da cucinare, uno per le patate di scarto tipo avemaria (v.) da dare ai maiali, uno per le patate da semina (con almeno tre germogli = gai). Ravéi sembrerebbe derivare da rava = rapa: forse prima che la patata fosse coltivata in Leventina (dal 1770 circa secondo Mario Fransioli) vi si tenevano le rape.
Razza - Razza (per gli animali), stirpe, famiglia (per le persone): l'é razza di Bèija = è della famiglia Jelmini del ramo con soprannome Bèija.
Razzè - Riprodursi, procreare, fare figli, moltiplicarsi (detto di animali, e un po' volgarmente o scherzosamente anche di persone).
Razzént - Squillante, acuto, argentino, ma anche stridulo, in particolare al femminile -a, di suono, spec. di voce o campanaccio. Sembra essere un inversione di sillabe con arzent = argento, anche se Giandeini cit. ipotizza una derivazione dal tedesco rassig (focoso, pieno di vita). - (razzent, razent, razzenta)
Régia - Nastro metallico per legare legname, carbone ecc. (regia)
Règia, pl. rèç
- Raganella (strumento "musicale" con ruota dentata e parte girevole, molto
rumoroso). Estens.: persona chiacchierona, specialmente (ma non necessariamente) se con una voce sgradevole. Latino: regula = assicella. -
(regia)
Rèç
Régnè - Avere requie, dal dolore o da altri effetti sgradevoli di una malattia. Concretamente: riuscire a riposare o a dormire. In questo senso lo usa mia mamma. Il LSI lo dà con significato analogo ma più generico solo a Mesocco: aver tregua, essere tranquillo. Dà inoltre per Dalpe régnè = brontolare, lamentarsi. In questo senso io conosco solo rognè.
Rèir, rèiru - Rado. Da rèir = di rado - (reir, reiru)
Réna - Voce forte. Esempi di mia mamma: "Ti é una bèla réna" (ironico), "moca jü chéla réna ignö" = abbassa quella voce troppo forte".
Rèna - Rana, in particolare rana alpina o montana, Rana temporaria (it.wikipedia - foto Google). Plurale rèi anche se di recente sembra più usato rèn (-nn). Rènaböt = girino (Airolo, Beffa op. cit., mai sentito da parte mia)
Rénc' - Rauco. "L'é rénc'" = ha la voce rauca. - (renc')
Rèsa - Resina. Fig.: persona appiccosa, noiosa. Anche malattia sessuale secondo Beffa cit. Rasiröi = soprannome degli abitanti di Calpiogna , v. alla pagina SOPRANNOMI. Mi pare di ricordare che un mio compagno di scuola, originario di Calpiogna, chiamasse rèsa la gomma da masticare (chewing gum, gomma americana, che anche Beffa chiama rèsa t Mérica)... Io stesso, da bambino, masticavo talvolta, nel bosco, un certo tipo di resina di conifera un po' amara ma che dopo un po' diventava passabile. Non bisognava però sbagliare qualità! Il sempre preciso Beffa cit. informa che si dice rèsa góta la resina di abete, color giallo, che solidifica sotto forma di piccole gocce sulla corteccia ed è adatta alla masticazione, mentre si chiama rèsa bissa, o rèsa di bis ("resina delle bisce") la resina di abete o larice non adatta alla masticazione. E ricorda - cosa sempre utile a sapersi - che si toglie dalle mani con acqua, sapone e burro. Ho riprovato la rèsa gota per la redazione di questa voce e la foto sotto: non sgradevole, ma è un lavoro togliersi i residui dai denti! - (resa, resa gota, resa bissa, resa di biss)
Rèsa gota - foto Tabasio Rèsa masticata - foto Tabasio
Résc'a - Lisca, spina dorsale dei pesci. - (resc'a)
Réssia - 1) Sega 2) Segheria. Airolo: rèssia, col significato anche di seccatore. - (resia, ressia)
Ri
- Ruscello o piccolo torrente di montagna che scorre in forte pendenza (riale in
italiano ticinese, rià in ticinese standard). Quando arriva in pianura diventa una róija (v.). In italiano: rio = ruscello, lat. rivus. Véi una stanza arénta 'l ri = avere una camera vicino al ruscello = avere una tomba o un loculo nel cimitero di Quinto, vicino al quale scorre un ruscello: espressione usata da un mio zio di Ambrì.
Ria - Riga.
Riaröu - Graffietto (attrezzo munito di una punta metallica per tracciare linee su pezzi di legno, pietra, metallo, prima della lavorazione).
Riè - Rigare. Riè driz = rigar dritto.
Rin - Pane di panna, a forma di anello. Dal ted. Ring (anello). Bontà cit. scrive rini e indica che Alina Borioli ne dà una precisa ricetta in "Donne Ticinesi", p 119.
Ris - 1) (sost. m.) Riso 2) (sost. f.) Radice. Mai sentito come parola a sé, soltanto nella parola ris ros (v. sotto)
Ris rossa, risrossa, pl. ris ros, risros - Barbabietola rossa, Beta vulgaris (it.wikipedia - foto Google ). Il termine dev'essere sconosciuto a Dalpe. Mia madre una volta mandò mia sorella in un negozio del paese a comprare risros ma la padrona le disse: "ris biénc' i n'am bé, ma ros no" ("Riso bianco ne abbiamo, ma rosso no)! Può dirsi anche rava rossa, plur. rau ros.
Ritóm (immagine satellite Google Maps) - Alpe (corte) e lago della Val Piora, a 1852 m. di quota (1825 m. quando era un lago naturale). Va pronunciato con l'accento chiuso sulla o e non Rìtom (anche se lo fanno ormai anche molti indigeni). La parola significa infatti Ri det Tom, Ri 't Tom = Ruscello
di Tom, che scende dal lago di Tom, e ha dato il nome all'alpe e al lago sottostanti. Lèi Ritóm = Lèi du ri det Tom, Lago del ruscello di Tom (un tempo era più piccolo e centrato proprio davanti a questo ruscello, come si può indovinare dalle linee altimetriche sulle cartine e vedere sulla foto a p. 151 del libro "Il Comune di Quinto", risalente al 1907; allora era però chiamato Lèi Piòra; il lago ha preso il nuovo nome dall'Èlp Ritóm = Alpe del ri di Tom). Nell''800 era scritto Rittom ("Quinto p. 128), che rende meglio la pronuncia dialettale Ri 't Tom.- (Ritom)
Riva (pl. rìu, Airolo rif) - Prato in più o meno forte pendenza. Note per la loro ripidezza i rìu da Cassin (sotto Cassin di Deggio). Pendio in generale. (riu)
Riva da Cassin - foto Tabasio
Ròda - 1) Ruota. 2) Turno per diversi compiti o il godimento di certi privilegi, nell'organizzazione patriziale o, in precedenza, viciniale. - (roda)
Ròdi - Frazione di Prato. L'abitato è piuttosto recente (XVI secolo) e si è sviluppato dopo l'apertura della linea ferroviaria, vivendo una vera e propria "belle epoque" all'inizio del Novecento. Lurati ("In Lombardia" cit. p. 58) dice che il nome è una eco della riscossione dei pedaggi, ma non spiega da quale parola verrebbe. Nel bel libro "Il villaggio ai piedi della Lagasca" (2012) si accenna a una possibile derivazione dal latino giuridico (medievale) "rogita" nel senso di "esazione" di imposta, citando anche il bergamasco Rota = luogo dove si percepisce il dazio. La fonte degli autori sembrano essere gli Studi di lessicografia italiana (2002) - Volumi 19-20 - Pagina 195 (a cura dell'Accademia della Crusca) in cui si menziona anche il vecchio nome "punt da la Roda" a Chiasso, da intepretare come il ponte alla cui entrata si percepiva un pedaggio. Faccio però notare che ai tempi in cui si scriveva ancora in latino Rodi era una palude disabitata e non mi risulta che vi fossero punti di pedaggio sulla mulattiera ai margini. Lo stesso Dazio Grande non è propriamente a Rodi ma a Morasco (Amorasco nei vecchi documenti). Per conto mio (non essendo a conoscenza di attestazioni pre-1500) avevo ipotizzato una derivazione dal tedesco Rodung (dissodamento, terra dissodata), via l'alemannico (ipotetico, non so se si usasse a quei tempi) Rodig, e l'avevo messa in relazione a una possibile iniziativa di dissodamento e bonifica legata all'apertura da parte degli urani della nuova mulattiera attraverso le gole del Piottino, nel 1550 circa, alla quale è seguita la costruzione del Dazio Grande. Nell'opera "Prato Leventina" del Repertorio toponomastico ticinese edita nel 2016, si dice però (p. 36) che tale ipotesi è "sostanzialmente smentita dalle forme documentarie anteriori alla dominazione urana" e si indica (p. 77) una prima attestazione del 1407: "in terratorio de Fiessio ad Rodicham", cui fa seguito un "in Rodigo" del 1418. Faccio allora notare che la Leventina era già diventata protettorato di Uri e Obvaldo nel 1403, fino al 1422 (battaglia di Arbedo). Una derivazione alemannica (il femminile Rodicham non richiama magari proprio Rodig?) non mi sembra dunque da escludere a priori. In un documento del 1567 citato da M. Fransioli ("Dalpe" p. 67) si parla di due "fratelli di Rodigo", mentre nel 1600 un viaggiatore parla di Radich, "piciola villa, dove la valle si restringe e fa come un gomito alla destra" ("Il villaggio ai piedi della Lagasca", p. 23). Questa particolarità topografica fa ipotizzare agli autori dell'opera toponomastica sopra citata (p. 36) una "matrice latina *roticare 'volgere, girare", la stessa spiegazione addotta per Fiesso (da "flexus" = curva, piega). Renato Fransioli ("Prato..." cit.) ricorda che i vecchi del posto dicevano ancora "nè in Rodi", preposizione usata per un luogo non perennemente abitato, e non "nè a Rodi", come si direbbe per un abitato. Il DTS fa derivare Rodels (GR) da Rodung (v. anche rütan). - (Rodi)
Rognè - Lamentarsi, piagnucolare. V. anche alla voce Régnè.
Rognì, rugnì - Stare a mollo. Mét jü a rognì = mettere a mollo, sin: mét a möi -
Rói - Rantolo; ringhio, gorgoglio degli intestini. Roiè = rantolare; ringhiare; gorgogliare degli intestini - (roi)
Róija
- Rigagnolo, ruscelletto nel suo corso naturale o incanalato artificialmente. Sul versante di una montagna, una roija è più piccola di un ri (v.), il quale una volta giunto in pianura è tuttavia detto a sua volta roija, come il corso d'acqua che percorre il villaggio di Ambrì. Spesso roija è tradotto con
roggia, che però mi pare riduttivo, essendo questa un "piccolo
canale o fossa d'irrigazione" (in Lombardia, v. Diz. Garzanti online). Airolo: ruja. Val Bedretto ruija (Lurati "Terminologia"). Roggia viene fatto derivare da arrugia = galleria di miniera, o da arrogium/arrugium, da cui verrebbero anche lo spagnolo arroyo e forse il francese ruisseau (se non è, come ruscello, da rivuscellus, diminutivo di rivus). Andrebbe forse anche considerato il prelatino *rosa = ghiacciaio, ma anche ruscello di montagna (Wildbach), canale (Rinne): v. RNB, II, p. 286. - (roija, roisgia, rusgia, ruisgia)
Rola - Guscio (di uovo, forse della chiocciola), mallo della noce, scoglia della nocciola (grazie LSI per questi termini così precisi, ma non mi sembra proprio che a Quinto si dica ròla ....)
Ronc, Runc - Ronco, 1) frazione di Quinto; 2) villaggio della Val Bedretto. Voce lmbarda, ronco significa terreno dissodato, reso pianeggiante con il trasporto di terra contenuta da muriccioli di sostegno (Beffa cit.). Runc è la pronuncia ad Airolo e, credo, anche locale di entrambi i villaggi.
Roro, roru - Rovere. Beffa per Airolo dà rouru e traduce quercia, rovere, nome latino Quercus robur (it.wikipedia - foto Google). Questa però corrisponde alla farnia o fargna, un altro tipo di quercia, secondo Wikipedia, che per rovere dà Quercus petraea (foto Google). Il rovere è una qualità di quercia molto dura di colore bruno giallastro, che lasciata stagionare è utilizzata per la costruzione di botti, tini, mastelli e piccole imbarcazioni.
Rösc - Mucchio, gran quantità: un rösc (det) jént =
Roscèda - Scroscio improvviso di pioggia di breve durata. (rosceda)
Rossinèla - Erba dura e piatta fino al piede, probabilmente di genere Luzula (foto Google), difficile da falciare (ad Airolo; non so se sotto Stalvedro si dica rossinéla), v. arc'öita. - (rossinela)
Rossinèla? - foto Tabasio
Rostè, rustè - Fermare, arrestare, trattenere, frenare, voltare (il bestiame). Rostè föi = arrestare il fuoco di un incendio; rostè l'acqua = arrestare l'acqua (dopo forti precipitazioni); rostè 'm starnüt = trattenere uno starnuto. "U fa rosta" si dice di corso di fiume o torrente impedito nel suo corso normale da un ostacolo costituito da un groviglio di rami ammassati. (M. Fransioli, "Briciole di storia dalpese", n. 14, apr. 1963). In it., voce arcaica, ròsta (dal longobardo *hrausta) = insieme di frasche disposte a ventaglio che fanno da riparo | (estens.) ammasso di frasche; ostacolo d'arbusti o sterpi (Garzanti online), info più diffuse in Treccani. L'LSI dà il termine rosta per sbarramento, diga e simili.
Róstic
- Oggetto di poco conto o ingombrante (v. arnauro), anche come insulto. Il significato
originario è secondo E. Bontà, che dà in primo luogo rosti, quello di strumenti rurali, arnesi del
mestiere e deriverebbe dal verbo rüsten (nel tedesco svizzero questo ha
soprattutto il senso di preparare, mettere a posto). In ted. Ausrüstung = equipaggiamento, e Rüstzeug = arnesi. In dialetto urano Ruschtig ha il significato di attrezzi da lavoro e anche di "cose di poco valore" (minderwerige Ware): v. Felix Aschwanden, Walter Clauss, "Urner Mundart-Wörterbuch", 1983. Bontà, come padre Angelico Cattaneo ("I Leponzi" cit., I, p. 18), vede in rostic anche l'influsso del latino rusticus e dà come
sinonimi di rosti obri e übri. - (rostic, rostich, rotisc)
Rotìsc, rutìsc - Oggetto, a volte anche persona, di poco conto. Dev'essere un'inversione di sillabe di rostic. Rotiscè, rutiscè = darsi da fare tra oggetti vari, simile a strüsè e rüzzè - (rotisc, rutisc)
Rüè - Arrivare. Part. pass. rüó. Airolo: ruè, ma "io arrivo" = "mi i ròvi".
Rüs - Spazzatura, rifiuti. Tòla dal rüs = secchio della spazzatura. Ad Airolo: letame.
Rüsc'a - Corteccia. Rüsc'è = scortecciare, togliere la corteccia a un tronco. - (rüschia)
Rüsciè, rüscéè - Spiegazzare, stropicciare (detto di vestito, lenzuolo ecc.). Rüscéè è verosimilmente meno corretto, fatto sul presente: mi i ruscéi ecc. Part. pass. e agg. rüsció (pronunc. rusci-è, rüsci-ó). - (rüsceè). Beffa per Airolo dà rüsciè anche per "arruffare": u g'att uss rüscia = il gatto arruffa il pelo.
Rüsp - Sorta di rastrello senza denti per raccogliere aghi di conifere (= fè spin).
Rütan (pron. - nn) - Oggetto ingombrate, persona grande e grossa: termine usato in questo senso figurato da mia mamma ma che potrebbe essere lessico personale. Secondo il LSI rütan è, in senso proprio, un terreno ingombro di detriti, povero di cotica erbosa, in cattivo stato. "Faido" cit. p. 37 dà rütan = terreno mosso, con ammassi di detriti alluvionali, e indica che secondo alcuni sarebbe legato al tedesco (svizzero) Rüti. Quest'ultimo - in diverse variazioni, tra cui Rütene(n) più vicino ancora a rütan - è un toponimo piuttosto diffuso nella Svizzera tedesca e indica un prato ottenuto da un terreno dissodato (= Rodung, da roden = dissodare: Wikipedia; Schw. Idiotikon -> Rǖti 6,1811, Rǖteneⁿ N. 6,1811. Il famoso praticello del Rütli (più noto in Ticino come Grütli) è dunque un piccolo prato ricavato dissodando il bosco. Emilio Bontà (cit., pp. 26-27) non crede in una derivazione dal tedesco e cita il latino rudus, ruderis = rottame, detrito, a sua volta dal verbo ruere = precipitare, abbattere e altro. Beffa op. cit. non dà il termine rütan ma solo il verbo rütanè (v.).
Rütanè - Arrabattarsi, trafficare senza sosta, con fatica (più forte di strüsè). Come per rütan (v.), mater dixit in senso figurato. Secondo il LSI il senso proprio è rimuovere detriti, bonificare, dissodare. Beffa cit. traduce in modo analogo: disboscare, dissodare, scavare. Bontà cit. dice: rimuovere materiale accumulato da alluvioni, ridurre a prato greti e sodaglia (= terreno sassolo e incolto).
Rüzè - Rovistare. Anche rüzatè. Rüzéri = disordine, confusione. Rüzament = rimestio: rüzamént da stomi, di büséc' = rimestio di stomaco, di intestini fuori posto. Rüzamèrda = rimestatore di merda, persona malevola che va a pescare nel torbido.